BUSINESS FROM THE ROOFTOP – Gli errori dei manager

Signori,

Bentornati nella rubrica Business from the Rooftop.

Io sono Lorenzo Ferrari e oggi parliamo dei manager e degli errori più comuni che vedo fare ai nuovi manager, così che voi possiate farne tesoro e partire avvantaggiati se vi state approcciando a diventarlo o se lo siete già, ma volete crescere e migliorare.

Guarda il video, ascolta il podcast o continua a leggere l’articolo per saperne di più.

1) Il primo degli errori più comuni è pretendere di essere rispettati solo perché si è manager.

Questo succede soprattutto a coloro che hanno poco carisma e autorevolezza.

Infatti, diventare capogruppo di un team non significa per forza essere visti da tutti come meritevoli di esserlo e quindi non è scontato il fatto di essere seguiti e ascoltati quando si danno indicazioni.
La credibilità e il rispetto vanno conquistati nel tempo, attraverso le relazioni, soprattutto nelle aziende giovani e partecipative, come Mirai Bay.

Molto meglio spiegare i perché delle proprie decisioni e indicazioni. Chiedere pareri e coinvolgere i collaboratori nelle varie scelte, indirizzandoli e consigliandogli la strada da seguire, soprattutto se si è appena diventati manager, magari proprio di un team nel quale si stava già lavorando come operativi o esperti.

2) Non mantenere le promesse.

O meglio, fare promesse che non possono essere rispettate. E questo è doppiamente negativo perché in quanto manager si è un esempio e un modello per il team e, se siamo i primi a non onorare gli impegni, non ci possiamo aspettare che i nostri ragazzi facciano diversamente.

3) Prendersela sul personale.

Questa è forse una delle cose più difficili per i nuovi manager, in quanto ha a che fare con la parte più umana e personale.

Dale Carnegie diceva che i manager devono aspettarsi l’ingratitudine!

Sono d’accordo sul fatto che, purtroppo, non possiamo dare per scontato che riceveremo riconoscimenti per i nostri sforzi dai nostri team members. Infatti, diventare manager significa anche impegnare più tempo nel prendersi cura degli altri, dei loro interessi, dei loro obiettivi, del loro benessere e così via.

Questo spesso porta a legarci emotivamente con i nostri collaboratori, e quindi ad aspettarci gratitudine. Questa cosa però spesso non accade e si apre un circolo vizioso che ci obbliga a perdere un sacco di tempo a sedare conflitti interni che saranno sicuramente malvisti dal top management, danneggiando la nostra carriera.

4) Trattare tutti allo stesso modo.

Questo punto è molto importante e delicato perché le persone non sono tutte uguali: non hanno le stesse motivazioni e non hanno le stesse performance.

Come manager dobbiamo personalizzare il nostro approccio con ogni collaboratore, stabilire obiettivi e risultati unici per ogni membro del team e verificare che questi siano in linea con le strategie dell’azienda.

Ad esempio, in Mirai Bay abbiamo risolto questo problema impostando delle milestone di medio e lungo periodo che siano tutte allineate con la direzione in cui vogliamo andare come azienda, mentre le task quotidiane (di breve periodo) vengono autogestite dal singolo collaboratore o dal team.

In sintesi, bisogna avere sotto controllo gli obiettivi di lungo termine e verificare che stiamo tutti remando verso la stessa direzione.

5) Pianificare e delegare senza conoscere.

Per poter affidare attività e compiti ai membri del nostro team, dobbiamo sapere esattamente le priorità e le attività del momento.

In Mirai, stiamo facendo di tutto per creare team autonomi e di esperienza, così che possano organizzare in libertà le proprie task, conoscendo “solo” le varie priorità.

Quando però si hanno squadre meno autonome (quindi soprattutto all’inizio di un percorso), è fondamentale dirigere il lavoro ed educare anche in merito al time management e la gestione di task, priorità e delega.

6) Non comunicare gli obiettivi.

È fondamentale avere obiettivi definiti e chiari. Non abbiate paura di condividere continuamente gli obiettivi.

Consiglio personale: usate la metodologia OKR (ne parleremo approfonditamente in un prossimo contenuto).

7) Non delegare.

Per i nuovi manager questo è un errore sicuro, ma spesso accade anche a manager più esperti. Essere eccellenti esecutori non significa essere ottimi manager. Dobbiamo essere consapevoli che essere manager significa saper delegare e, di conseguenza, dobbiamo essere chiari nelle nostre consegne.

8) Non intervenire quando qualcuno sbaglia.

Questo è fondamentale, soprattutto perché il silenzio di fronte agli errori porta le persone a pensare che quel comportamento sia legittimo.

Se organizziamo una riunione alle 9 e le persone arrivano alle 9 e un quarto e non diciamo niente e non chiariamo in modo gentile e fermo che è importante rispettare l’indicazione dell’orario, indovinate a che ora arriveranno le persone alla prossima riunione?

Esatto, 9 e un quarto. E abbiamo creato un precedente.

Le regole vanno sempre puntualizzate e, prima di tutto, motivate.

In questo esempio, inoltre, dovemmo anche apprezzare apertamente e incoraggiare le persone che arrivano in anticipo alle riunioni.

9) Non fare apprezzamenti.

Potremmo dimenticarcene oppure semplicemente pensare che non serva fare apprezzamenti perché una persona ha fatto semplicemente il suo dovere.

La realtà è che le persone hanno bisogno di essere apprezzate per il loro impegno, soprattutto quello extra (arrivare in anticipo, aver fatto quella cosa in più non richiesta). E noi, in quanto manager, dobbiamo incoraggiare un approccio e comportamento di questo tipo.

Vi siete mai ritrovati in qualcuno di questi errori? Se la risposta è “no”, inviate subito il vostro curriculum e avrete immediatamente il posto da project manager in Mirai Bay!

Sto scherzando. È più che normale ritrovarsi in qualcuno di questi errori, ma l’importante è conoscerli, riconoscerli e cercare di migliorarsi.

Ci vediamo nel prossimo video. Bye!

Lore

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