MIRAI COME LORO – Da Einstein a Jordan: i big su cui nessuno in principio avrebbe scommesso

Mirai come loro Einstein Jordan

“La prima impressione è quella che conta.” O forse no.

Si sa, ci sono momenti in cui il primo impatto è davvero fondamentale. Il primo appuntamento, una nuova opportunità lavorativa o un esame orale con quel professore che sa come stroncarti al primo “dunque”.

Qualche esempio?

Presentarsi a un colloquio di lavoro e colpire il recruiter è sicuramente un ottimo punto di partenza per ottenere un nuovo posto tanto ambito.
Per questo, ogni volta, prima di una interview, scegliamo con cura gli abiti da indossare, sistemiamo i capelli nel migliore dei modi e prepariamo un discorso che ripetiamo più e più volte allo specchio, nella speranza di apparire sicuri di noi stessi e trasmettere professionalità.

Facciamo tutto questo nonostante ciò di cui parliamo durante un colloquio di lavoro sia quel che conosciamo meglio: noi stessi, il nostro percorso e le nostre competenze. Eppure mostrarsi “preparati” al meglio sull’argomento non è mai scontato e banale.

Per non parlare dei momenti in cui è necessario fare i conti con l’ansia da prestazione e con le nostre capacità da venditori. 

Ma andiamo per gradi. 

Ho sempre pensato, infatti, che le persone si dividano in piccoli “tirelliani” (neologismo che vi spiegherò a breve) e in “diesel”.

Tirelliani e Diesel

Nel primo caso rientrano coloro che brillano sin dai primi incontri e sono queste le persone che sanno dare il meglio di sé sin da subito. 

Comunemente parlando, diremmo che sanno “vendersi”. E riuscirebbero a vendere anche la sabbia nel deserto! Un po’ come il nostro Gabriele (ndr Tirelli – da qui la definizione “tirelliano”), che a livello commerciale ci sa fare talmente tanto, che l’unica via d’uscita a disposizione dell’interlocutore per “salvarsi” è fare ciò che faresti davanti a un orso: fingerti morto. 

Poi ci sono i cosiddetti “diesel”. Di questo secondo gruppo fanno parte tutti coloro che – pur avendo tutte le carte in regola per arrivare alla meta – hanno bisogno di qualche giro di pista per scaldare i motori. 

Spoiler: non sempre si ha il tempo di fare diversi giri di pista nelle situazioni decisive!

Questo ci porterebbe a dire che i vincitori siano solo tra i tirelliani, ma così non è.

Sai perchè? 

Il primo impatto non è sempre quello corretto (tranne nel caso di Gabri, chiaramente!)

I soliti insospettabili

Proviamo a fare un gioco: immagina dei personaggi noti e cerca di ipotizzare se si tratta di “tirelliani” o “diesel”. 

Freddie Mercury
George Orwell
Albert Einstein
Michael Jordan

Li conosci tutti, lo so. Sono quasi certa che tu abbia “etichettato” (anche se le etichette non ci rappresentano) tutti questi big come tirelliani. 

Eppure tra loro ci sono due insospettabili diesel.

Il primo è Albert Einstein, il più grande scienziato di tutti i tempi.

Pare che il piccolo Albert, nel corso della sua infanzia, apparisse in qualche modo “differente” dagli altri bimbi della sua età, con qualche svantaggio. 

Fino ai 3 anni, Einstein, infatti, non parlò e, quando iniziò a farlo, lo faceva unicamente ripetendo tutto ciò che gli veniva detto. 

Gli insegnanti lo descrivevano come un bambino “da cui non aspettarsi tanto”. 

Tuttavia il futuro premio Nobel ci racconta che ci saremmo dovuti aspettare l’inimmaginabile da quel bambino “strano”! I suoi traguardi, la sua formula dell’equivalenza e la teoria della relatività generale sono ormai parte della storia.

Come hai catalogato Michael Jordan? Sicuramente tirelliano.

Risposta errata!

Jordan, prima di essere il campione che tutti conosciamo, fu un bambino molto comune. 

Si narra che fosse esile, fragile e pigro e che nel corso della sua infanzia non riuscì sin da subito a sfondare nel basket, tanto da essere scartato in prima battuta da un allenatore. 

Nulla di strano, se non fosse che stiamo parlando dell’uomo che ha diviso il basket in due epoche distinte: l’era pre-Jordan e quella post-Jordan. 

Cosa pensi ogni giorno l’allenatore che decenni fa lo rispedì a casa non ci è dato saperlo, ma certamente lo possiamo immaginare.

Partire sempre dall’obiettivo

Queste sono le storie esemplari di due personaggi su cui nessuno avrebbe scommesso e che nel tempo sono diventati i numeri uno. 

Come sia accaduto è presto detto: tanta perseveranza, impegno e studio costante, formazione continua e una buona dose di genialità innata.

Qualche anno fa, probabilmente, in pochi avrebbero dato fiducia a 5 ragazzi che sognavano (e lavoravano per) distinguersi nel campo del Growth Hacking

Noi di Mirai Bay non sapevamo ancora dove saremmo arrivati, ma eravamo certi dei nostri obiettivi. 

Raggiungere i nostri primi grandi risultati ci è stato possibile attraverso la costanza, l’impegno quotidiano e la fiducia dei primi clienti, che hanno forse visto in noi dei piccoli fuoriclasse. 

Aver chiara la meta da raggiungere è fondamentale per chiunque

Se hai un’attività o un progetto, e ti stai chiedendo se Mirai Bay possa aiutarti nella tua crescita, chiediti prima di tutto quale sia il tuo obiettivo, dove sogni di arrivare. 

Non è una domanda banale ed è tra le prime che il team ti porrà per capire come guidarti verso il raggiungimento del tuo prossimo traguardo.

Ancora dubbi? Contattaci!

A presto,

Sara

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